La Casa Museo è disposta su tre piani, ognuno dei quali, oggi, è adibito ad esposizione della collezione permanente di oggetti, raccolti nel corso degli anni dai membri dell’Associazione. Al fine di rendervi la visita virtuale al Museo, più completa, ecco la descrizione delle stanze.
Piano Terra
Nella vetrina, sono esposte:
• copie di una lettera da Vienna e di un’altra da Lisbona, dove Braga si trovava per la rappresentazione (che ebbe pieno successo) delle sue opere liriche, rispettivamente Estella di S. Germano e Caligola;
• copia di un manoscritto autografo di Braga.
In appositi pannelli sono raccolti:
• immagini di celebri Stradivari (prese da un trattato di liuteria stampato a Parigi nell’800). Tra queste figurano il violino, detto “II Messia“, appartenuto al famoso violinista francese M. D. Alard, con il quale Braga tenne concerti; una viola e un violoncello costruiti da Antonio Stradivari per i Medici di Firenze; il violoncello Stradivari “Piatti” del 1720, appartenuto al celebre Alfredo Piatti amico e collega di Braga. Ci sono anche il violoncello Stradivari “Servais” 1701, suonato nell’800 dal noto violoncellista belga Adrien Frangois Servais, detto “il Paganini del violoncello“, e lo Stradivari del 1731, che il musicista giuliese acquistò a Londra nel 1856 per trecento sterline, e che oggi, ancora suonato, appartiene alla violoncellista Myung-Wha Chung ed è chiamato Stradivari “Braga“;
• testimonianze dei rapporti di G. Braga con il Cenacolo di Michetti. Esistono varie lettere, tratte dalla biografia di Vicenzo Bindi: una di Gabriele d’Annunzio, due di Francesco Paolo Michetti e una del musicista Francesco Paolo Tosti; c’è, inoltre, la riproduzione della copia in bronzo di un busto in terracotta, realizzato nel 1899 dallo scultore chietino Costantino Barbella;
• manifesti delle varie commemorazioni e concerti su Braga: nel 1957 a cinquant’anni dalla morte; nel 1988 per la riapertura della Casa Braga; dal 1998 in poi, quelli stampati a cura dell’Associazione Braga, in seguito al rinvenimento di numerosi spartiti di musiche non più suonate dall’800 ed alle due relative pubblicazioni discografiche.
La Leggenda Valacca, scultura in bronzo della stimata artista Maria Luisa Falanga, avente per tema Gaetano Braga e La Leggenda Valacca. L’opera è stata realizzata per conto dell’Associazione culturale “G.Braga” onlus e presentata in occasione del centenario della morte del violoncellista, nel 2007, durante un concerto presso la “Sala Trevisan” POC, a Giulianova.
Primo pianerottolo
Medaglione in marmo raffigurante Braga, del 1872, opera dello scultore milanese Antonio Tantardini, di scuola verista, suo amico. L’opera fu donata al Comune di Giulianova dagli eredi della famiglia Capone Braga.
Bassorilievo in marmo realizzato da Antonio Tantardini
• due frontespizi, copie di manoscritti autografi conservati presso la “Biblioteca Comunale V. Bindi”:
– l’Ave Maria per soprano e organo «da cantarsi il giorno di S. Teresa, in omaggio alla Superiora del Convitto S. Rocco di Giulianova» (la chiesetta esiste ancora oggi, all’interno dell’Istituto Castorani, dietro l’angolo della Casa Braga);
– la Marcia Giuliese, scritta per la banda di Giulianova, diretta dal M° Luigi Leone;
• un estratto dalla cronologia di Giampiero Tintori delle opere rappresentate al Teatro alla Scala di Milano dal 1861 al 1877. Compaiono due opere di Braga: il Mormile (1862) e il Caligola (1874). Vi è indicato anche il cast, e presso il Museo del Teatro sono conservate ancora le scene originali.
Primo piano
Sul pianerottolo, c’è un busto in terracotta (patinata color bronzo) realizzato nel 1957 da Alfonso Tentarelli (1906-1992), per il cinquantenario della morte di Braga.
Busto in terracotta realizzato da Alfonso Tentarelli
Il vano principale presenta una volta decorata con paesaggi naturali, figure musicali, motivi floreali liberty; all’interno di una fascia verde sono poste le due iniziali (stilizzate e intrecciate tra loro) del nome e cognome del musicista (riprese nella vetrina d’ingresso al piano terra, realizzata nel 1988, dal Geom. Filippo Nino Di Ilio, nell’ambito del restauro della casa). Vi sono conservati mobili e soprammobili dell’800, assieme a diversi ritratti di Braga, donati al Comune da Alfonso Migliori, nipote del musicista e, a suo tempo, Sindaco di Giulianova; un dipinto su tela di Alberto Malaspina, pittore milanese, uno di P. Montegny, uno di S. Schaeppi, e uno raffigurante la madre, Splendora De Angelis. Si può ammirare anche una riproduzione del ritratto fotografico del giovane musicista (nel 1855 c.a, appena giunto a Parigi) realizzato dal fotografo e caricaturista parigino Étienne Carjat (1828-1906).
Molto particolare un disegno su carta di Paul Chardin, frutto di uno scherzo, fatto a Braga da tre amici. Il disegno di P. Chardin del 1881, abbinato ad una canzonetta con i versi di Gustave Nadaud e musica di Charles Gounod, dal titolo: Povero Braga!… (un’esclamazione tipica del musicista giuliese), ripercorre, con ironia, episodi salienti della sua vita. Ci sono diverse scenette: al centro Braga col violoncello nella sua patria musicale, Napoli (sullo sfondo sono raffigurati il Golfo e il Vesuvio); in alto a sinistra, compare vestito da sacerdote con sul leggio il Vangelo (allusione alla fallita carriera ecclesiastica); in alto a destra mentre suona e danza per strada, in tenuta folcloristica, assieme ad un amico; in basso a destra il musicista, con uno slancio d’affetto, corre ad abbracciare l’anziana madre (a lei era molto legato, e soffrì profondamente quando la perse); in basso a sinistra, infine, sono raffigurati un veliero che sta affondando e Braga in acqua aggrappato al violoncello, come ad una sorta di salvagente (la scenetta allude ad un episodio accaduto durante un viaggio a New York, quando il piroscafo su cui viaggiava Braga, colpito da un ciclone, rischiò seriamente di affondare).
Nella vetrina ci sono due lettere originali autografe del nostro musicista scritte da Parigi e copie di altre sue lettere: da Londra, da Lisbona, dalla sua ultima residenza a Milano (via della Spiga, 25); una di esse, su carta intestata di Giulio Vigoni, fu scritta dalla Villa omonima, a Loveno di Menaggio (CO), dove è conservato il bel ritratto eseguito da Giovanni Boldini (Ferrara, 1842-Parigi, 1931). Visse a Parigi, dal 1872, dove acquistò fama come pittore della società elegante) con dedica «Al mio amico Braga, Boldini 1889», (riprodotto nella copertina del primo CD realizzato dall’Associazione). Nella vetrinetta, al centro della stanza, sono esposti alcuni spartiti originali.
Disegno di Paul Chardin
Terzo pianerottolo e scalinata
• Varie riproduzioni: foto di Gaetano Braga e del fratello Giuseppe, pianista; incisione di Z. De Nasson (Vienna 1859) che ritrae il famoso mezzosoprano Adelaide Borghi-Mamo, allieva di canto di Braga, per la quale scrisse l’opera Margherita La Mendicante ed a lei dedicò l’Album della Leggenda Valacca;
II mezzosoprano Adelaide Borghi-Mamo
• foto della Casa Braga scattata dal conte Andrea Acquaviva d’Aragona (primo fotografo giuliese ed amico di Braga), nel 1889, un quindicennio dopo la ricostruzione ex-novo della casa. Il piccolo edificio confinante ci può suggerire nella tipologia come doveva essere la casa originaria, ben più modesta, dove il Nostro nacque;
• autoritratto fotografico del conte Andrea Acquaviva d’Aragona. Figura poliedrica di nobile di fine Ottocento, con interessi molteplici: si dilettava anche di musica, al violino, al violoncello, ed al pianoforte e fu autore di alcune romanze da salotto per canto e pianoforte. Sua madre, Alessandrina d’Obrescoff, contessa di Castellana, figlia dell’ambasciatore di Russia, donna di bella presenza e raffinata cultura, era la vera animatrice del Salotto Acquaviva; scriveva poesie in francese (è suo il testo de Le trois bouquets de Marguerite, romanza musicata da Braga e tradotta dal testo originale, in lingua francese, da Antonio Fogazzaro). Nel suo salotto si tenevano serate musicali, alle quali partecipavano Gaetano Braga, con suo fratello Giuseppe (Giulianova 1839; Roma 1879) ̶ ottimo pianista, che Gaetano aveva aiutato negli studi musicali ̶ e il giovane Francesco Paolo Tosti. La sorella di Andrea, Sofia Acquaviva d’Aragona in Properzi, suonava benissimo il pianoforte, cantava e dipingeva.
Autoritratto del Conte Andrea Acquaviva d’Aragona.
Secondo piano (pianerottolo)
Nel pannello sono raccolti i ritratti di alcuni dei personaggi più noti del mondo culturale europeo, conosciuti dal musicista giuliese negli anni in cui visse a Parigi. Rossini, punto di riferimento dell’Opera Italiana, considerato quasi una divinità, divenne intimo amico di Braga: esistono numerose lettere ed aneddoti sulla loro amicizia; al grande pesarese Braga dedicò il Trio de Salon (ultimo brano del nostro CD) e l’opera teatrale Gli Avventurieri; Rossini scrisse e dedicò a Braga Une larme, nota composizione per violoncello e pianoforte (al 1° piano è esposta una copia del manoscritto autografo conservato a Pesaro).
Braga aveva grande stima di Giuseppe Verdi (conosciuto di persona a casa di Rossini) e gli era rimasto molto affezionato tant’è che, nel 1901, quando questi morì, la sera stessa il Nostro, piangendo, scrisse una Meditazione per violoncello, in cui espresse tutta la disperazione per la grande perdita; questo brano, rintracciato dall’Associazione, è stato registrato in prima registrazione mondiale nel CD con musiche strumentali da camera, proprio in occasione del centenario della morte di Verdi. Meyerbeer, per la sua opera Il Profeta, si raccomandò a Braga affinché seguisse la cantante Adelaide Borghi-Mamo, nella preparazione della parte.
Sia Verdi, sia Halévy (maestro di Bizet), operista e librettista, mandavano celebri cantanti a perfezionare brani d’opera da Braga.
Il grande giuliese fu, quindi, prima di Tosti, ricercato maestro di canto.
Conobbe anche Offenbach, Gautier (celebre scrittore, autore del Capitan Fracassa, nonché critico d’arte e musicale, il quale parlava molto bene di Braga nelle cronache del tempo), Alessandro Dumas figlio, che gradiva molto l’ascolto dell’Adieux à Varenna.
Delacroix, notissimo pittore, e Dorè, disegnatore, noto per le incisioni della Bibbia e della Divina Commedia, furono amici di Braga e suoi compagni in allegre serate parigine.
Questi sono solo alcuni dei tanti personaggi, che conobbe nella sua quarantennale permanenza nella capitale francese.
L’autore dei ritratti fotografici a Braga è Nadar, pseudonimo di Felix Tournachon (1820-1910), celebre fotografo parigino, considerato il padre della fotografia aerea, in quanto fu il primo a scattare foto dalla mongolfiera; fu anche il primo a fare fotografie con la luce artificiale nei sotterranei di Parigi. Spericolato, appassionato del pallone aerostatico, durante l’assedio dei prussiani a Parigi, compiva, assieme ad amici, voli con le mongolfiere, tra le cannonate dei nemici, per assicurare il servizio postale. Era ritrattista, caricaturista già prima di dedicarsi alla fotografia; anche nelle foto perciò riusciva a cogliere bene il carattere dei personaggi che ritraeva. Nel suo studio si riunivano gli artisti che diedero vita all’impressionismo francese, e nel 1874, vi fecero la loro prima esposizione.
Nadar eseguì anche un ritratto a Camillo Sivori, famosissimo violinista (unico allievo riconosciuto da Paganini) con cui Braga suonava abitualmente, in trio, assieme al pianista Stanzieri. Ritrasse anche Gaetano Braga, col suo violoncello Stradivari, e nella foto compaiono la firma di Nadar e l’indirizzo del suo studio parigino.
Ultima composizione di Gaetano Braga conosciuta: Requiem per Enrico Bindi.
Nel 1906 Vincenzo Bindi, illustre storico giuliese, si reca a Milano per trovare il suo vecchio concittadino e gli chiede di scrivere un requiem per il suo giovane figlio, Enrico, morto prematuramente all’età di 27 anni (era pittore e suoi quadri si conservano presso la “Pinacoteca comunale Bindi”). Braga, benché paralizzato alla parte destra e molto depresso, perché da qualche anno non poteva più suonare il violoncello, riesce a scrivere qualche riga di musica con grafia molto tremolante (l’anno successivo morirà).
Terzo piano (vano principale)
Stampa grande del ritratto fatto da Nadar a Braga
• riproduzione del ritratto del musicista realizzato nel 1881 da Louise Catherine Breslau, dono del Dott. Gaetano Aiello, pronipote del musicista;
• copia del frontespizio del Metodo per violoncello scritto da Dotzauer e «interamente riformato da Braga», stampato da Ricordi ed adottato, all’epoca, in tutti i Conservatori d’Italia. Oltre alle note e alle indicazioni sugli studi del Dotzauer (violoncellista tedesco 1783-1860), Braga inserisce una sorta di trattato sul violoncello, dove esprime la propria poetica, il suo pensiero sull’arte violoncellistica. Tra i concetti più ricorrenti c’è quello che il violoncello deve cantare, «imitare la maniera dei bravi cantanti» ed esprimere tutta l’interiorità del sentimento del compositore e dell’interprete. Sul violoncello bandisce ogni uso del virtuosismo fine a se stesso, come puro sfoggio di tecnica strumentale, alla «maniera paganinesca» come la chiama lui. Qui fa sentire la propria esperienza di studente e di insegnante di canto, ma anche la sua formazione presso la scuola di Napoli, patria del “bel canto”;
• copia del Testamento olografo di Braga rinvenuto dall’Associazione, scritto dal musicista nel 1897, dieci anni prima di morire. Egli volle, dopo la morte, essere cremato e sulla lapide, posta nel tempio crematorio del Cimitero Monumentale di Milano, scritte le sole parole: «Gaetano Braga nato a Giulianova e morto cittadino milanese», proibendo che le sue ceneri uscissero da Milano. Nominò erede universale il nipote Gaetano Braga di Giulianova, figlio di suo fratello Francesco. Quali esecutori testamentari indicò gli amici Pippo e Giulio Vigoni, allora proprietari della Villa Mylius Vigoni sul Lago di Como;
• nella vetrina sono evidenziati due importanti riferimenti letterari.
La novella di Antonio Fogazzaro Il fiasco del maestro Chieco, il cui protagonista è Braga, sotto il nome di Lazzaro Chieco, che fallisce non in campo musicale, ma in una vicenda amorosa (Braga ricambiò musicando La ricamatrice, una lirica di Fogazzaro, quale testimonianza della stretta amicizia che ebbe con lo scrittore).
L’altro caso letterario è il racconto di Anton Cečhov Il Monaco Nero, nel quale è citata più di una volta la Leggenda Valacca come «nota serenata di Braga». Ma Cečhov va oltre, specie nella parte finale, con un evidente parallelo tra le vicende del protagonista del suo racconto, e quelle della fanciulla della Leggenda Valacca, così la Serenata diventa parte integrante del racconto medesimo.
Braga donò l’Album di cui fa parte La Serenata all’editore parigino Flaxland, senza dare troppa importanza a quanto aveva scritto; del resto, come ha notato il famoso compositore Dmitrij Sciostakovic, a giudicare dallo spartito sarebbe cattiva musica, tanto è semplice la struttura compositiva del brano, ma «ogni qualvolta l’ascolti gli occhi si imperlano di lacrime. Probabilmente non esiste buona e cattiva musica, c’è solo musica che ti tocca e musica che ti lascia indifferente». E, infatti, la Leggenda Valacca, cantata da celebri artisti, perfino da regine, ebbe diffusione in tutto il mondo; venne suonata da Sivori, dinanzi a Giuseppe Garibaldi, e trascritta in innumerevoli versioni, tanto che l’editore ne trasse grande profitto.
• Il Corricolo Napoletano, elemento caratteristico della vita quotidiana a Napoli, compare ritratto nella copertina dello spartito (stampato da Ricordi) dell’omonima composizione di Braga, ma anche da due pittori della Scuola di Posillipo: Consalvo Carelli, suocero di Vincenzo Bindi e Antonio Pitlòo (entrambe le opere sono conservate presso la Pinacoteca Comunale di Giulianova). Molto efficace è la descrizione che Braga fa, nella sua composizione musicale, uno Scherzo (Allegro brillante), dove riproduce lo scalpitio dei cavalli, il sobbalzare delle ruote sul selciato e, con un “saltellato” dell’arco, i colpi di frusta; una musica ricca di effetti onomatopeici e ritmici (accelerandi, esitazioni, sorprese) con un sereno cantabile a metà del brano.